
Articolo di Imma Canditone
Cominciamo a percorrere le 503 scale del Petraio, a cui si può arrivare con la funicolare da Montesanto e fermata Morghen.
Ma prima di iniziare una curiosità sul toponimo Vomero. Il nome risale al Cinquecento e alla sua origine agricola. Forse le origini derivano da un gioco che i contadini facevano nei giorni di festa, utilizzando il vomere dell’aratro. La gara consisteva in chi riuscisse a tracciare il solco più diritto. Altra curiosità del quartiere Vomero, oggi residenziale chic per i suoi eleganti atelier e palazzi un tempo zona per pochi per la sua buona aria e per la vista ,posto di élite per mobili ed aristocratici con le loro ville .
Ma cominciamo la nostra discesa lungo le scale del Petraio, subito un panorama mozzafiato ci colpirà, abbiamo imboccato i primi gradoni, vediamo un corrimano centrale e scale abbastanza ripide. Ci guardiamo intorno e ci colpiscono i tanti palazzi dai colori diversi, le scale risalgono al XVI- XVII secolo e vanno a sostituire un lungo canale pieno di ciottoli e fango, quando pioveva, che prima era situato in questo lungo percorso della città di Napoli.
Le scale servivano per collegare il quartiere del Vomero con il quartiere Chiaia. Arrivati al Largo Petraio possiamo ammirare anche la Vigna di San Martino con sette ettari di vigneti, oggi visitabile su appuntamento. Ci colpiscono anche i colori delle case in stile liberty, come la particolare Villa Mellucci. La particolarità di questo palazzo, realizzato dall’ingegnere Luigi Mellucci nel 1924, che ci visse con la sua famiglia, è il fatto che segue la curva delle scale. Queste scale conducono da un lato, al petraio e dall’altro a via Palizzi . Lo stile liberty napoletano caratterizza questa villa. Mellucci-ingegnere e docente di fisica napoletano(Curti, Caserta, 1874 – Napoli 1942). Dedicatosi all’attività edile sin dai primi anni del Novecento (subito dopo gli studi in Ingegneria), M. è stato un importante esponente del Liberty napoletano: grazie all’uso del cemento armato ha saputo risolvere i problemi strutturali tipici degli edifici dell’epoca, rispettandone la piacevolezza estetica. Tra i progetti più significativi si ricordano il complesso termale di Agnano, il cinema teatro augusteo e la funicolare centrale. Attivo anche a Ravenna, si occupò insieme a G.U. Arata del progetto del nuovo palazzo della Provincia, ultimato nel 1928, a Firenze con il Nervi per lo stadio Franchi ed a Ischia la funicolare .
Procediamo ancora un po’ andando verso la sinistra per arrivare al corso Vittorio Emanuele la strada più lunga di Napoli già Corso Maria Teresa.

Ed ecco che si apre alla nostra vista la Chiesa di San Carlo alle Mortelle, risalente al Seicento, che si trova poco distante dal Corso Vittorio Emanuele. Al suo fianco, vi era il Collegio dei barnabiti, oggi sede del Municipio. Esso ospitò personaggi di spicco quali il pittore, Domenico Morelli,Mario Ridola(fondatore dell’Accademia di Belle Arti a Tirana) e lo scrittore Antonio Altamura.
Qui Carlo III vi istituì un laboratorio di pietre dure ed una fabbrica di arazzi. Se arrivate qui la Chiesa merita una visita. È un vero gioiello.
Il nome delle Mortelle ha due possibili origini, le coltivazioni di mirto sulle colline e la proprietà dei palazzi da parte della famiglia De Troyanis Y Mortella. Insomma qui c’era davvero tanto verde, e certamente oggi è difficile da immaginare. Sulla destra largo Santa Caterina con l’ex convento ed attuale Università Suor Orsola Benincasa tra le più antiche con il primo corso di laurea sulla Diagnostica e Restauro dei Beni Culturali. Facciamo ancora qualche passo e ci imbattiamo nell’ultima dimora dell’illustre scrittrice Eleonora Pimentel Fonseca, ristrutturato e riportato al suo colore ocra originario.
La nobildonna di origini portoghese è stata esponente della Repubblica di Napoli e morì nel 1799. Direttrice del giornale Il Monitore nel breve periodo della repubblica di Napoli. Sposò nel 1778 Pasquale Tria de Solis, tenente del Reggimento del Sannio.Ancora un po’ di strada, attraversiamo la strada che porta su Via Chiaia, attraverso Palazzo Brandi, dove ebbe origine la Pizza Margherita.