È considerato il gigante burbero del periodo classico della musica: Ludwig van Beethoven (1770-1827). Ma il più grande figlio della città di Bonn non scrisse solo l’amara Quinta Sinfonia bensì anche il leggiadro brano per pianoforte “Per Elisa”. Dal 1972 la sua melodia “Alla gioia” è diventata l’inno dell’Europa.
Già il nonno e il padre di Beethoven erano cantanti della cappella di corte di Bonn del principe elettore di Colonia. I membri della cappella si occuparono dell’educazione musicale del piccolo Ludwig: a sette anni si esibiva per la prima volta come pianista a Bonn. Il maestro di cappella in persona definì il ragazzino un “secondo Mozart“.
Nel 1792 Beethoven si trasferì da Bonn a Vienna per studiare da Joseph Haydn. A Vienna scrisse anche tutte le sue opere famose, ad esempio le nove sinfonie, i cinque concerti per pianoforte, le 32 sonate per pianoforte, i 16 quartetti per archi e naturalmente la sua opera “Fidelio”. Poiché Beethoven non fu mai alle dipendenze di una corte, divenne il portabandiera della borghesia e fu festeggiato come visionario della società borghese. La sua musica risoluta e spesso eroica è considerata a tutt’oggi espressione di un umanesimo rivoluzionario. Non per caso l’unica opera di Beethoven tratta la liberazione di un eroe borghese dalla violenza del tiranno.
Nella sua città natale, Bonn, Beethoven è onnipresente. La sua casa natale, la Beethoven-Haus, è uno dei simboli della città sul Reno. Sono dedicati al grande compositore anche il monumento sulla Münsterplatz, la cosiddetta scultura “Beethon”, l’annuale Beethovenfest e l’orchestra Beethoven. Senza tralasciare che l’auditorium di Bonn è stato chiamato Beethoven-Halle. Anche la casa natale di sua madre, a Coblenza, ospita un museo dedicato a Beethoven.